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L'azzurro dell'amicizia

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“L’azzurro dell’amicizia” è un racconto di Imma Pontecorvo, pubblicato nel mese di settembre 2016, dalla casa editrice Milena edizioni.

Vengono trattati dei temi particolarmente attuali, come il bullismo, il razzismo e l’anoressia, attraverso la storia dell’amicizia tra due ragazze Alessia e Shaila, prese in giro e discriminate, una per il suo essere indiana e l’altra per essere semplicemente sua amica. Iniziano a subire prima offese, poi piccoli torti che sfociano in violenze fisiche vere e proprie anche molto gravi. Dapprima le due giovani provano ad ignorare tutto, ma poi, arrivate al limite della sopportazione fisica e psicologica, decidono di chiedere aiuto alle autorità e finalmente l’incubo, dopo mesi e mesi, si riesce a concludere.

L’autrice fa riflettere sul coraggio che serve nel sopportare simili “persecuzioni”, ma fa anche capire che ne serve altrettanto e forse, ancora di più, per chiedere aiuto. Ci si sente quasi colpevoli in prima persona, per non essere in grado di risolvere da soli il problema, perché si ritiene di non essere in grado di resistere, di essere deboli. L’importante, però, è chiedere aiuto, perché solamente in questo modo si può uscire fuori dal tunnel.

È un racconto, breve ma intenso. Fa riflettere il lettore senza essere però pesante. Una lettura piacevole e scorrevole.

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Paola di Berti (Passione Lettura), Lettrice

Ho letto questo racconto interessata all'argomento ed ho apprezzato molto la delicatezza con la quale è stato scritto. Nonostante certe scene un po' dure per la cattiveria delle due bulle, sono arrivata alle ultime pagine commossa per le emozioni che mi ha suscitato. In poche pagine sono stati affrontati tanti punti sui quali è necessario soffermarsi per riflettere.
Tanti complimenti all'autrice!

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Valentina, Lettrice

In questa nuova edizione ampliata de “L’azzurro dell’amicizia”, Imma Pontecorvo, autrice campana sensibile alle tematiche sociali, affronta accanto a quello tradizionale, il tema del cyberbullismo, inserendo il particolare di un video che viene girato ai danni di Shaila, ragazza indiana bullizzata da due compagne di classe.
La condivisione in una chat privata del filmato relativo a un episodio di violenza su Shaila richiama alla mente del lettore episodi di cronaca analoghi per tipologia a quelli descritti dalla brava autrice campana, che con tratti forti e decisi dipinge le reazioni emotive di una bullizzata: dal senso di colpa per non essersi riuscita a difendere; alla vergogna; alla paura. Inevitabili le ricadute dei soprusi reiterati sulla vita quotidiana della ragazzina, che peggiora in tutti i suoi aspetti: voglia di divertirsi, sonno, alimentazione, salute, rapporti con l’ambiente.
Una voragine nera che tutto inghiottirebbe, senza lasciare spazio alla speranza, se al proprio fianco lei non potesse contare sulla presenza di un’amica vera, sull'appoggio di una professoressa sensibile e attenta, sulle decisioni illuminate di una preside, sul supporto dei propri genitori.
Nel mirino dei bulli, nel caso specifico di Shaila, dettagli risibili quali il colore della pelle e il peso corporeo. L’autrice inserisce nella trama anche il tema dell’anoressia, perfettamente in linea con una società che si nutre di modelli di perfezione irrealistici, come se l’involucro fosse molto più importante del contenuto. Come se un essere umano lo si dovesse valutare dalla esteriorità e non dalla sostanza: sogni, valori, ideali, qualità, intelligenza, altruismo.
L’autrice, a un certo punto del racconto, spostando il focus della narrazione su Alessia, amica fraterna di Shaila, ci mostra come atti di bullismo subiti in un passato remoto possano continuare a condizionare anche a distanza di tantissimi anni la vita del bullizzato, spingendolo a nutrire una profonda disistima nei confronti di sé stesso.
L’antidoto alle conseguenze negative del bullismo, come già accennato, risiede nell'amicizia, nella solidarietà, nella mancanza di omertà, e, soprattutto, nel denunciare con forza i soprusi subiti o agiti ai danni di altri, perché di bullismo si può pure morire.
All'autrice Imma Pontecorvo va riconosciuto il grande merito di aver saputo trattare con semplicità, vigore e competenza un tema spinoso e attuale mostrando al contempo la strada da percorrere per arginare un fenomeno dalle dimensioni sempre più preoccupanti.

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Daisy Raisi, Editor, scrittrice e poetessa

Il segreto di questo libro è che è un testo adatto a un pubblico adulto, ma anche a un pubblico giovane. Riesce, grazie alla bravura della scrittrice, ad arrivare al cuore del problema alla ricerca di chi agisce in modo prepotente, di chi tace di fronte ad atti di prevaricazione, di chi subisce senza parlare. Invita soprattutto a uscire da un mondo di omertà. È da leggere assolutamente per comprendere meglio il mondo giovanile di oggi e per poterci entrare! Complimenti e grazie all'autrice per averlo scritto.

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Lidia, Lettrice

Una storia ben costruita, commovente e per la tematica affrontata, non mi aspettavo un libro così completo, con una bella scrittura, ricco di sentimenti e coinvolgente.

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Ornella, Lettrice

L’azzurro dell’amicizia è un racconto che ci fa riflettere, tremare, infuriare e commuovere. È lo strumento semplice e diretto che Imma Pontecorvo ha scelto per trattare temi come bullismo, discriminazione, violenza, xenofobia, molto spesso ripetuti in ambito scolastico, educativo e giornalistico, ma spesso non profondamente conosciuti e meditati. Per questo, forse, non ben affrontati, a tutto svantaggio di chi, ogni giorno, nel silenzio e nella disperazione, ne subisce sulla propria anima e sulla propria carne il peso.

La storia è semplice: due giovanissime come tante, che amano la musica, la danza, la scrittura; due ragazze legate da profonda amicizia e condivisione di spazi di vita, scolastica ed extrascolastica. Shaila, di origini indiane, pare perfettamente integrata nell'ambiente in cui vive. La vita di entrambe scorre tranquilla, tra routine e gesti quasi rituali, finché l’arrivo nella loro classe di due nuove compagne spezza ogni equilibrio, con continue provocazioni e aggressioni, sia fisiche che verbali, rivolte sia a Shaila, per il colore della sua pelle, che ad Alessia, sua amica del cuore.

Le vicende, narrate da Alessia, hanno un tono lieve, sono quasi raccontate a bassa voce, con un fiato flebile, com'è quello di chi vive lungamente nel terrore e non sa come uscirne, non osa parlare con nessuno, temendo conseguenze ancora più gravi o sperando, come nel caso delle due protagoniste, che le cose cambino, che tutto possa col tempo tornare alla normalità. Ma non è così. Purtroppo.

Il mondo della scuola, coi docenti in prima linea, non viene stigmatizzato, ma additato come possibile protagonista positivo nelle vicende di violenza, sopraffazione, bullismo e discriminazione. Anche i genitori sono più volte nominati: quelli di Alessia sono i primi a chiedere se tutto vada bene osservando alcuni comportamenti della figlia, ma se una colpa gli si può in qualche modo attribuire, può essere solo quella di non aver approfondito e meglio osservato nel tempo.

Sono comunque personaggi attenti e positivi. Fanno da contraltare figure genitoriali assolutamente negative, in primis il padre di Gioia, spesso complici delle malefatte dei figli, sempre pronti a coprirli, giustificarli, sfuggendo il vero ruolo educativo.

Le stesse ragazze protagoniste parlano più volte tra loro delle figure adulte di riferimento, discutendo se sia il caso o meno esporre loro la situazione di grosso disagio e sofferenza che si trovano improvvisamente a vivere. Nessuna delle due trova il coraggio di parlare coi genitori. Alessia bloccata dalla paura che si porta dentro per un triste episodio avvenuto all’età di cinque anni e mai superato; Shaila, già profondamente provata, per non amplificare la vicenda e, forse, per non dare pensiero ai propri genitori.

Qualcosa, però, pian piano inizia a smuovere il blocco che attanaglia Alessia: osservare nuovi e preoccupanti segni di disagio nell'amica del cuore, forse le prime avvisaglie di un’incipiente anoressia. Mille pensieri agitano la sua mente. Gli episodi di violenza fisica divengono via via più pesanti, sino all'esplosione inaspettata e dal fondo più cupo della disperazione e nel frangente dell’estrema solitudine, emerge la volontà di reazione che solo un’amicizia davvero profonda e salvifica può generare.

Un richiamo all'attenzione, a non abbassare mail la guardia rispetto ai fenomeni aberranti affrontati da Alessia e Shaila, un racconto che genitori, docenti, educatori e, soprattutto, i nostri ragazzi dovrebbero leggere. Perché c’è sempre una speranza e una via d’uscita e questa non è mai il silenzio. Dunque buona lettura!

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Katia Debora Melis, Oubliette Magazine

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